Identità nella formazione umana e spirituale

ABC per l’accompagnamento spirituale

Accompagnare qualcuno nella sua crescita spirituale e aiutarlo a conoscersi meglio è un compito difficile. In questo articolo tratteremo alcuni aspetti spirituali e psicologici, legati a quel processo. In un altro, vediamo come formare il cuore e l’affettività.

Consideriamo il contesto di un accompagnamento spirituale personale, in cui l’ABC dei medici di emergenza può servire da esempio: quando si riceve un paziente, per arrivare presto a una diagnosi e prendere le misure necessarie, si hanno per primo in mente tre fenomeni fondamentali per la vita:

  • Airway
  • Breath
  • Circulation

Quando una persona chiede aiuto, analogamente a quanto accade in medicina, la prima cosa da fare è verificare che le vie aeree siano libere, che nulla ostacoli l’ingresso dell’aria: cioè della grazia di Dio, dello spirito che Egli vuole per lui o per lei. Le chiavi da considerare qui sono l’identità e la fede: chi sono e chi voglio essere, che con la fede diventa più chiaro.

Il secondo passo è osservare se si respira; se l’aria scorre liberamente, entra ed esce, con crescente serenità e disinvoltura: è la pace di chi vive con coerenza il progetto fatto proprio, le cui chiavi sono l’autonomia e la speranza.

Poi, è il momento di confermare che l’ossigeno che è entrato nelle vie aeree e ha raggiunto il sangue nei polmoni circola in tutto l’organismo. Questo ossigeno è sapere di essere amati da Dio come suoi figli. Il cuore, illuminato da quella convinzione, che è stata pensata e meditata in precedenza, guida con un battito costante, perseverante, ritmico in ogni attività esterna e anche nell’interiorità dei processi mentali: la chiave è l’autostima, essere contenti con se stessi e con i propri limiti, perché amati da Dio così.

L’ABC dell’accompagnamento spirituale, per essere efficace, parte dal presupposto che la persona vuole essere aiutata, vuole respirare – avere un progetto – e che il suo cuore continua a battere. Logicamente, chi aiuta deve anche esaminare il proprio ABC. Sarà necessario entrare nella propria conoscenza, che è data da ciò che conosciamo direttamente da noi stessi, da ciò che gli altri ci dicono e da ciò che Dio ci fa capire con la sua grazia. Questo include:

  •  a) la conoscenza della propria identità: non è buono lasciar passare la vita, guardare il trascorso dei giorni senza mai riflettere. Magari con un’attività intensa, senza fermarsi a vedere che rapporto hanno i desideri o le azioni che sperimento o compio oggi, con il mio progetto di vita; il rischio è quello di subire un infarto dell’anima.
  •  b) la conoscenza della propria affettività: bisogna andare oltre il “sono molto triste” o “molto felice”, e cercare di scoprire la ragione delle mie emozioni o dei miei sentimenti e quali sono le reazioni appropriate, per non vivere con un estraneo dentro di noi.

Le importanti difficoltà della vita, legate – nell’analogia dell’ABC delle emergenze – all’ingresso dell’aria, alla respirazione e al battito cardiaco, sono più evidenti nella dimensione affettiva. Queste persone soffrono e possono far soffrire altri, anche senza sapere cosa gli sta succedendo o controllarlo. Di fronte a questa sofferenza bisogna reagire rapidamente, senza lasciar passare il tempo, come nessuno farebbe con il dolore fisico: mettere in pratica l’ABC osservando e ascoltando chi chiede aiuto.

Una semplice domanda fa spesso luce su questo: cosa pensi e cosa ti succede quando sei da solo? Nella calma e nel silenzio viene fuori più facilmente se siamo felici e soddisfatti del nostro progetto di vita. Le emozioni negative sostenute nel tempo, come la tristezza, la paura, il pessimismo, la rabbia o la disperazione necessitano di un’analisi urgente, perché sono un segnale d’allarme del nostro organismo: qualcosa non va bene nel sistema circolatorio.

Le reazioni emotive come l’ansia o la tristezza senza motivo non dovrebbero riempire le intere giornate. Dopo due settimane o prima – e non oltre – è consigliabile cercare soluzioni alternative, che di solito includono una visita medica. Qualcosa di simile va detto anche per altri sintomi psicologici, come l’ossessione. Ogni reazione che sembra fuori dal comune merita di essere esaminata da uno specialista.

Raggiungere una diagnosi più dettagliata della situazione che una persona sta attraversando richiede tempo. Fin dall’inizio, bisogna guardare all’identità e all’affettività. In questa prima parte ci concentreremo sull’identità. Come possiamo crescere nel rafforzamento della nostra identità? Quali elementi sono prioritari per raggiungere questo obiettivo?

Nel dialogo di accompagnamento personale è bene verificare che alcuni elementi essenziali siano vissuti come qualcosa di veramente proprio, con spontaneità e serenità, allo steso modo della normale respirazione o del ritmico battito del cuore:

  •  a) Vivere dell’incontro con Gesù Cristo. Vivere abitualmente di questo incontro e viverlo come un dono reale e autentico. Questo passo è indispensabile per vivere la propria identità nel presente e in prima persona, prima a livello intellettuale e poi esperienziale. Chi ha veramente “visto”, “sentito” e “toccato” Gesù, persevera in un rapporto di vita che lo rinnova continuamente; chi invece vive di incontri fittizi con il Signore, semina un futuro senza radici vive.
  •  b) Coltivare la consapevolezza che la vita è un progetto personale. La persona cresce secondo la sua identità quando percorre la sua vita con vero protagonismo e sperimenta che l’orientamento della sua esistenza è dato da lui e che nessuno può sostituirlo nell’essere ciò che è. Dio fa nuove tutte le cose (cfr. Ap 21,5) e con ogni persona ha un progetto unico.
  •  c) Orientare la propria vita da convinzioni profonde. Consiste nel riflettere sulle motivazioni delle proprie azioni e dei propri sentimenti, sulle preferenze, i desideri e le speranze. È essenziale affinché, con il passare del tempo, si viva nella libertà interiore, con decisioni integrate personalmente dalla propria identità, in dialogo con Dio. È bene porsi delle domande: dove voglio andare con quello che faccio ora o con quello a cui aspiro?, perché voglio questo o quello per me?, l’essere e il fare sono uniti nella mia vita?, la mia vita è ispirata principalmente dal Vangelo, dall’amore di Dio e dalla carità? È ancora più essenziale aiutare le persone a porsi queste domande, quando devono prendere decisioni importanti.
  •  d) Scoprire la forza dell’amore che ordina. Antoine de Saint-Exupéry diceva: ” Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”. Per risvegliare e cominciare a costruire un’identità che sostenga le diverse dimensioni della vita, un principio antropologico che risparmia molti sforzi è quello della “forza ordinatrice dell’amore”; qualcosa che gli innamorati capiscono subito: tutti gli elementi della loro vita sono messi al servizio di questo ideale, integrandosi con una curiosa facilità. Ecco perché individuare un obiettivo o un sotto-obiettivo di una certa portata (per esempio 5, 10 o 15 anni da oggi… o per tutta la vita) permette di investire le forze in modo intelligente a lungo termine e, nella vita quotidiana, porta a trovare il legno, a tagliare le tavole e a distribuire il lavoro con il gusto dell’amore.
  •  e) Vivere con un’identità consapevole. Comprendere la vita quotidiana come chiara espressione della propria identità; saper spiegare facilmente il rapporto tra i diversi elementi della vita (lavoro, riposo, relazioni, scelte) con la propria identità, e viverli con la consapevolezza che essi realmente la fecondano e la rafforzano.
  •  f) Aiutare a vivere “liberi da”. Individuare e guidare possibili restrizioni, coazioni esterne; impulsi disordinati, vizi, ferite che generano tensione e impediscono la vita pacifica della propria identità. Quando c’è una grande tensione, la necessità prioritaria per la persona è quella di affrontarla. Quando si risolve quella tensione, è sorprendente vedere un impatto positivo su tutte le altre dimensioni della vita. La libertà è un prerequisito per continuare a vivere; il vivere “liberi da” lascia spazio ad una vita “libera per”.
  •  g) Facilitare che le persone siano nel posto giusto, secondo i loro doni. Scoprire e comprendere la vita a partire dai propri talenti rafforza la fiducia in Dio e in se stessi, e aiuta a centrare la vita sul Signore, poiché la persona percepisce quale sia il suo modo di vivere la sua vocazione nella sua esistenza concreta a partire dai doni ricevuti. I talenti sono un motore per contribuire al mondo e alla società; come doni naturali, ce ne saranno sempre alcuni. L’esperienza di una corrispondenza tra le proprie possibilità e la reale configurazione della propria vita porta allo sviluppo dell’identità con soddisfazione.
  •  h) Contribuire a crescere nei diversi ambiti della vita. Oltre ai grandi progetti di vita, vale la pena di avere alcune chiare sfide vitali e professionali (per esempio, di anno in anno, o ogni pochi anni), che danno un orizzonte allo sviluppo personale e aiutano a crescere umanamente e spiritualmente. Assumere peso e responsabilità nella vita comporta anche una maggiore crescita secondo la propria identità.

Nella seconda parte continueremo a studiare l’universo affettivo e i suoi processi, ancorati al temperamento ereditato. L’obiettivo è lo stesso: respirare l’aria di grazia a pieni polmoni.

Gerard Jiménez
Wenceslao Vial

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