Esame di coscienza e Beatitudini

Esame spirituale e psicologico con le beatitudini

Questo esame di coscienza o auto-test collega le beatitudini, che sono la chiave della vita cristiana, a tre pilastri che garantiscono la stabilità psicologica: identità, autonomia e autostima. È per questo che l’abbiamo chiamato anche autotest. La più grande garanzia di fare bene questo esame è chiedere a Dio luce e grazia.

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Rivedere o fare esame sulle beatitudini è necessario per ogni cristiano, perché sono il programma di vita che Gesù Cristo propone a coloro che, nel corso dei secoli, vogliono essere suoi discepoli; sono la sua carta d’identità, come ha detto il Papa Francesco. L’esame contiene alcune domande pensate per una persona che si sente chiamata ad una vocazione specifica nella Chiesa Cattolica, specialmente a quella del celibato.

Lo stilo di vita di un cristiano nelle beatitudini

Decidere un particolare stile di vita cristiana, nel matrimonio o nel celibato, richiede un discernimento personale, che porta a una certa sicurezza su tre punti:

  • è Dio che chiama,
  •  la risposta è libera e giustamente motivata,
  •  si possiedono le condizioni e le attitudini necessarie.

Questo autotest o esame di coscienza con le beatitudini può facilitare il lavoro personale di riconoscere una chiamata di Dio e accettarla. Non sostituisce però il lavoro individuale di preghiera e di esame, né l’accompagnamento spirituale o il discernimento ecclesiale.

Le beatitudini ci mostrano la perfezione, come un ideale a cui aspiriamo con i nostri limiti. Sono le corde che devono essere accordate per interpretare la propria personale sinfonia, unica e irripetibile, da ascoltare in terra e in cielo.

Un esame delle beatitudini fatto con gioia

Chi esamina le beatitudini si rende conto di quanto deve ancora viverle pienamente, ma non si rattrista; scopre come è, ma soprattutto come vuole essere. Egli trova in esse delle note che può suonare in mille modi, con lo Spirito Santo come direttore d’orchestra. Sa che da solo non può fare nulla e si rivolge sempre a “Colui che mi consola” (Fil 4,13).

È bene porre queste domande con calma, in un’atmosfera di preghiera. Ad ogni beatitudine corrisponde un atteggiamento o una parola chiave:

È di grande beneficio rispondere alle domande avendo in mente le parole di Gesù nell’Ultima Cena, quando prega per i suoi discepoli: “santificali nella verità” (Giovanni 17,17). Solo la verità ci rende liberi e ci permette di essere chi Dio vuole che siamo.

Le altre due condizioni per l’efficacia dell’esame sono:

  •  vedere nelle beatitudini, con spirito sportivo e gioioso, non un limite o una soglia minima, ma delle linee guida per progredire in quell’amore nel quale è sempre possibile crescere;
  •  alimentare la speranza, convinti che Dio ci ama in ogni circostanza e che “colui che ha iniziato in voi un’opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,6).

Esame di coscienza con le Beatitudini (Mt 5,1-12)

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I. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno di Dio.

  1. La mia intenzione è giusta, voglio servire Dio e le anime per amore, o sono mosso più dal desiderio di piacere agli altri, di avere uno “sbocco professionale” che mi permetta di mantenermi ed essere “importante”?
  2. Guardo realisticamente se ho le attitudini necessarie per il particolare percorso che desidero seguire, convinto che la vocazione è un dono e non un diritto?
  3. Sono disposto a rinunciare, con distacco e umiltà, al denaro e agli onori che forse potrei legittimamente acquisire in altri modi?
  4. Aspiro ad essere povero in spirito, con la libertà che dà il distacco, non lasciando che l’io sia il centro dei miei desideri, o i beni materiali, o l’invidia, ma la pia adorazione di Dio e il desiderio di “arricchire” gli altri?
  5. Permetto alla parola di Dio di purificare il mio cuore, lascio cioè agire lo Spirito Santo? So che solo Lui può perfezionare il mio amore o cerco di essere io il modello per me stesso e per gli altri?
  6. Voglio costruire il regno di Dio, sapendo nascondermi e scomparire, o penso a un regno umano di ricchezza, potere, orgoglio e comodità?
  7. Comprendo la grandezza dell’umiltà, che va di pari passo con la povertà di spirito? Voglio conoscermi in ogni cosa come mi vede Dio?
  8. Sono disposto a essere il primo a vivere in una Chiesa povera e per i poveri, senza mai approfittare di essa per il mio vantaggio umano?
  9. Faccio in modo che coloro che hanno il compito di valutare le condizioni necessarie per il cammino che desidero seguire mi conoscano? Ascolto i loro consigli, sapendo che la conoscenza di sé comprende ciò che mi mostrano le altre persone, compresi i genitori, gli amici e i conoscenti?

II. Beati i miti, perché possederanno la terra.

  1. Imparo dal Figlio di Dio ad essere mite e umile? Sono capace, con la sua grazia, di controllare i miei appetiti e le mie reazioni, specialmente la rabbia?
  2. In che modo mi identifico con ciò che il Signore consiglia, specialmente nel discernimento della mia vocazione? Gli chiedo: come faresti questo, come reagiresti nelle mie circostanze?
  3. Apprezzo la mitezza senza confonderla con la debolezza o l’inibizione, e vivo l’autocontrollo essendo padrone di me stesso?
  4. Voglio essere mite, cioè avere il possesso di me stesso, condizione necessaria per l’abbandono, per lasciare che Cristo agisca in me e attraverso di me?
  5. So approfittare delle emozioni negative, che hanno una funzione nella vita, come la paura, che facilita la fuga dal fare il male, e la tristezza come allarme per tornare a Dio se mi sono allontanato?
  6. Capisco che possedere la terra è restituirla al suo creatore così come è uscita dalle sue mani, e per questo la prima cosa è che io mi lasci trasformare da lui?
  7. So che la verità non si impone, ma si mostra; che il cristianesimo attrae per affermazione e senza ferire; che la preghiera e l’esempio silenzioso contano più di molte parole o iniziative promozionali o libri brillanti?
  8. Rispetto la libertà di tutti con tolleranza, che non significa accordo; e sono disposto a prendere la croce di Cristo e a sollevarla, perché sia lui ad attirare?

III. Beati coloro che sono in lutto, perché saranno consolati.

  1. Cerco, quando arrivano, di gestire bene i successi e gli insuccessi, sapendo ringraziare Dio con gioia per ciò che è buono e rimediare con il suo aiuto quando qualcosa va male? Cosa o chi mi muove nel prendere questa decisione?
  2. Quanto è compassionevole il mio cuore quando vedo coloro che vivono nella povertà, materiale o spirituale, coloro che sono soli o malati o in prigione?
  3. Anche se non sempre riesco a capirlo, so che il dolore – grazie a Cristo che è morto sulla croce – ha un significato redentivo? Voglio piangere con quelli che piangono, al modo in cui ha fatto Gesù?
  4. Piango per il male che viene fatto a tante persone, specialmente bambini, a causa di abusi di vario genere?
  5. La tristezza o lo scoraggiamento inondano la mia anima senza una ragione chiara; cerco sollievo, anche fisiologicamente o psicologicamente?
  6. Riempio la mia vita di gioie sane e so riposare secondo le possibilità della mia vocazione?
  7. Sapendo che Dio ci ha amati per primo, cerco di sorridere e crescere nel buon umore, per risollevare gli altri e attenuare i loro dolori; vivo con ottimismo e gioia cristiana per rendere felici gli altri?

IV. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati.

  1. Sogno un mondo migliore e chiedo la magnanimità di andare avanti con quello che Dio mi mostra, senza accontentarmi del minimo, senza fermarmi al “ho abbastanza”?
  2. Ho una preoccupazione genuina per i poveri, desiderando per loro il bene materiale e spirituale, che include la conoscenza di Cristo?
  3. Mi commuovono le ingiustizie, quali gli abusi e gli sfruttamenti, che riducono in schiavitù bambini, donne e uomini? Sono mai complice?
  4. Il mio impegno è motivato dal desiderio di servire e lavorare, o cerco la mia comodità?
  5. Ho fame di essere santo, di unirmi sempre più a Dio, non con le mie braccia ma con le sue? Chiedo e voglio sempre sentire questa fame?
  6. Nel darmi completamente a Dio, la sete di giustizia mi ricorda che chi non ama il fratello che vede non può amare Dio che non vede? Come cerco con la mia dedizione e la mia amicizia di estinguere la sete di amore e di anime di Cristo sulla croce?

V. Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia.

  1. Trovo parole di scusa per coloro che si sbagliano, che non condividono le mie opinioni o che mi insultano?
  2. Ho il cuore di un padre e di una madre che ama e comprende tutti, pronto a mostrare gli errori per il bene dell’altro?
  3. Sono solidale con coloro che soffrono a causa della loro distanza da Dio, a causa del loro peccato, e intercedo con la mia preghiera, la mia preoccupazione e comprensione sull’esempio di Cristo?
  4. Quando rifletto sulla mia storia personale nella quale forse scopro ferite causate da altri, perdono? Ricordo che il perdono è una scelta e non un sentimento?
  5. Riconosco e porto alla coscienza le ferite del mio passato che mi disturbano, chiedendo aiuto per comprenderle e guarirle?
  6. Prego Dio di rimuovere la miseria dal mio cuore, e abbandono il passato nella sua misericordia, il futuro nella sua provvidenza, e mi concentro sull’oggi e sull’ora del suo amore?
  7. Vivo con la gioia di sapere che Dio è venuto a cercare i peccatori e ci ha redenti, e sono disposto a portare i pesi degli altri?

VI. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

  1. Posso dire che agisco con una coscienza retta, cercando il bene? Conosco le mie emozioni, i miei sentimenti e le mie passioni, e le faccio vibrare nell’armonia dell’amore per Dio e per gli altri?
  2. Sto costruendo con grazia e virtù, sul mio temperamento ereditato, un carattere di integrità, che sa controllarsi, essere indipendente e autonomo, capace di seguire le proprie convinzioni, la coscienza formata da Cristo?
  3. Mi prendo cura dei miei sensi, specialmente della mia vista, in modo che l’avidità di beni materiali o la lussuria – i quali contaminano il cuore, rattristano e impediscono di vedere Dio – non entrino attraverso i miei occhi?
  4. Ho cercato di guarire eventuali ferite del cuore, con sincerità e perdono? Ho parlato di esperienze passate che forse richiedono più integrazione?

Non ferire il mondo affettivo di altri

  1. Cerco di non ferire il mondo affettivo di un’altra persona con atti o furti di intimità come la pornografia? Riconosco che il Signore è esigente perché mi ama (cfr. Mt 5,27-30)?
  2. Mi rendo conto che l’impurità di cuore, la doppiezza o l’incoerenza, in particolare, mi impedisce di vedere Dio, di comprenderlo in me stesso, nella verità e nella bellezza del mondo e negli altri?
  3. Come vivo la castità? La vivo secondo lo stile di vita che voglio abbracciare? E se aspiro al celibato, penso di poter essere felice rinunciando al matrimonio e alle consolazioni affettive che porta?
  4. Se sento che ho perso la libertà nel campo affettivo, o se sono intrappolato dalle reti sociali e da Internet, senza potermi fermare, cerco anche l’aiuto di esperti?
  5. Vivo i miei rapporti personali con gli altri in modo ordinato, senza dipendenze che  mi fanno cadere nella gelosia, nell’invidia o in atti impropri di sottomissione? So che la purificazione del cuore è opera di Dio che, solo, sa guarirmi dall’egoismo?
  1. Permetto a Dio di “disappannare” il mio cuore dall’interno quando diventa freddo, e rinnovo la mia volontà di amarlo continuamente, per essere più sensibile alla fede e alla speranza?

VII. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

  1. Mi esercito nella pazienza, o “scienza della pace”, sapendo che la preghiera è più importante del pensiero e il pensiero è più importante dell’azione?
  2. So che quello che succede dipende in parte da me e in parte da fattori esterni: Dio, l’ambiente, gli altri, la fortuna o la sfortuna? Oppure vado agli estremi: “sono l’unico colpevole” o “l’unico che ha successo”, o “niente dipende da me ed è colpa del destino”?
  3. So che posso essere responsabile di quello che faccio, delle mie decisioni, dei miei pensieri?
  4. Vivo con serenità per la maggior parte del tempo o predomina in me l’ansia, la paura o la vergogna, a volte senza sapere perché? Ho cercato rimedi e soluzioni?
  5. Sono convinto che la violenza non è mai un mezzo adeguato, anche se si presenta sotto le vesti di autodifesa, giustizia o onore?
  6. Credo che la pace nel mondo sia un valore importante? Mi interessano la gente di tutte le razze e nazioni, il loro benessere materiale e spirituale, così come la cura ecologica delle altre creature e del mondo, la nostra casa comune?
  7. Capisco che la pace implica lotta e sforzo: la sana tensione per il bene di chi amo; che Gesù ha portato la pace, ma anche la spada per tagliare il nostro amor proprio e purificare le nostre passioni; e che solo in questo modo la pace regnerà in me e intorno a me?
  8. Sono orgoglioso di essere un figlio di Dio ed è una fonte costante di autostima, con cui affronto la timidezza, se è presente nel mio carattere?

VIII. Beati quelli che sono perseguitati per amore della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

  1. Sono pronto a testimoniare con la mia scelta di vita? So, per questo, che è necessaria una piena coerenza interna ed esterna?
  2. Sono motivato nella mia scelta dal desiderio di annunciare il Vangelo a molte persone, di servire nella vigna del Signore con iniziativa e autonomia?
  3. Affronto le difficoltà con coraggio e buon umore, cercando di vedere il lato positivo, convinto che Dio non perde le battaglie e combatte al nostro fianco?
  4. Voglio aiutare a costruire il regno dei cieli, pronto a rinunciare alla mia volontà e ad abbandonare in qualsiasi momento un progetto personale, anche buono e apostolico, obbedendo alle autorità della Chiesa, specialmente al mio vescovo se aspiro al sacerdozio?
  5. Ho capito che le beatitudini sono la via per raggiungere la felicità, per possedere il regno dei cieli che comincia già qui sulla terra?
  6. Alzo spesso lo sguardo, sapendo che faccio parte di una Chiesa aperta a tutti, “in uscita”, dove la ricompensa è vivere per sempre con colui che ha parole di vita eterna?
  7. Lascio vivere Cristo in me, proteggo la perla di grande valore che è il suo regno e voglio portare a molti quella che è la “ragione della mia speranza” (cfr. 1 Pt 3,15)?
  8. Quando subisco indifferenza o rifiuto nel testimoniare coerentemente questo messaggio, so che non è un fallimento e che ciò mi permette di seguire umilmente il Maestro?

Bibliografia:

Wenceslao Vial, Psicologia e vita cristiana. Cura della salute mentale e spirituale, EDUSC, Roma 2015.

                Il sacerdote. Psicologia di una vocazione, EDUSC, Roma 2020.

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